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La Storia della location turistica

Giovanni Stucky fu un imprenditore e finanziere di nobile famiglia svizzera che visse nell’ 800, incrementando a Venezia un grosso commercio di cereali e aumentando la ricchezza in questa città.
Nel capoluogo veneto edificò un mulino molto rinomato all’ epoca, che tuttora è un albergo di prestigio e soggiornò a Treviso, portando lì la dimora, utilizzando i magazzini che stoccavano cereali, argilla, mattoni e ogni qualsivoglia merce per servire le diverse realtà del territorio, ma soprattutto, grazie alla localizzazione nel porto di sant’ Antonino per trasportarle via acqua a Venezia.
L’impianto modello dava lavoro a pieno regime a millecinquecento operai impegnati in turni che coprivano l’ intera giornata ed era in grado di macinare, nel periodo di maggiore funzionalità, 2.500 quintali di farina al giorno.
L’ acqua del fiume ha avuto un ruolo preponderante per lo sviluppo del commercio e per la coltivazione. Ancora adesso è possibile vedere sulla destra dell’idrovia del Sil Morto la banchina del porto di Sant’ Antonino.
Bisogna inoltre considerare l’ importante ruolo svolto dalla famiglia Stucky non solo a livello imprenditoriale ma anche culturale. Giovanni Stucky fu promotore della Biennale di Venezia e un rappresentante di tutta l’alta società dell’ epoca.
Dopo la morte il figlio continuò le attività fiorenti del padre, ma a causa della crisi del’29 e della guerra le aziende legate alla famiglia Stucky fallirono con la conseguente vendita di tutte le proprietà da parte del curatore fallimentare, da qui ci fu l’ acquisto in asta del tribunale dell’antica dimora Stucky a Treviso da parte del nonno materno dell’attuale proprietaria.
Negli anni 60, lo stabile subì la divisione interna in tre unità abitative indipendenti; man mano il tempo lasciava i segni del degrado e dell’abbandono.
Di qui l’idea di riportare il fabbricato al progetto originario seguendo il modello dell’Albergo Diffuso, che ha l’obiettivo di recuperare turisticamente case e borghi non più utilizzati per adibirli all’ospitalità, trasformandoli in piccole strutture ricettive (in questo caso extralberghiera) di qualità e pregio evitando nuove costruzioni e di conseguenza un inutile consumo del suolo.
Le caratteristiche dell’Albergo Diffuso sono:
-localizzazione in un luogo piccolo, ma con tutti i servizi di base funzionanti e presenza degli ospitanti dotati di spirito e cultura dell’accoglienza
-la disponibilità di alcuni edifici non abitati, in particolari luoghi legati a ricordo storico, adatti ad una ristrutturazione a fini turistici
-La presenza di una gestione unitaria che fa capo ad un unico soggetto per la fornitura dei servizi principali, relativi all’alloggio, sia degli ulteriori servizi forniti (colazioni, merende, pasti al sacco) (servizio transfert, biciclette, canoe, kayak, natanti elettrici) convenzioni con trattorie locali per pranzi e cene, convenzioni con aziende agricole per acquisti prodotti gastronomici del territorio e a km zero (radicchio di Treviso, asparagi, prosecco, formaggi tipici); a supporto delle escursioni e/o pacchetti visite guidate, guida naturalistica ambientale.
-la necessità di una gestione professionale non standard, ma flessibile e dinamica in grado di personalizzare i servizi e gli orari a seconda delle varie necessità.
-la possibilità di localizzare le struttura centrale per l’accoglienza in posizione centrale rispetto alle camere e comunque vicine e facilmente accessibili, prevedendo anche camere in altri stabili vicini che non distino più di 200 mt dal corpo centrale.
-il bisogno di uno stile riconoscibile, che si basi sulle tradizioni, cultura e identità del territorio.
Riportare in vita un luogo, secondo i canoni dell’ecologia e della sostenibilità, ridonargli l’ anima che ha perso per poi farlo vivere di nuovo. Etica, quindi.

 

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